Le parrocchie del III e IV Vicariato in pellegrinaggio in Cattedrale nel IV centenario del ritrovamento del corpo di Santa Rosalia

Le parrocchie dell’Arcidiocesi di Palermo continuano a vivere l’esperienza del pellegrinaggio verso la Cattedrale per onorare santa Rosalia, a 400 anni dal ritrovamento delle sue spoglie mortali. Il “Giubileo Rosaliano”, indetto dall’Arcivescovo di Palermo Monsignor Corrado Lorefice per il quarto centenario dell’evento che salvò la città dalla peste, prosegue attraverso il programma definito dal Comitato Diocesano e che coinvolge i sei Vicariati: i fedeli delle parrocchie del III e del IV Vicariato il 10 aprile si sono recati in Cattedrale per la venerazione delle reliquie di Santa Rosalia e la Concelebrazione Eucaristica presieduta dall’Arcivescovo. Da Porta Nuova una processione si è mossa fino alla Cattedrale. Qui, al termine della Celebrazione, l’Arcivescovo ha affidato ai Vicari Episcopali i reliquiari di S. Rosalia che nelle prossime settimane saranno ospitati nelle parrocchie secondo il calendario – dall’11 aprile al 28 maggio – predisposto dai Vicari e dai parroci coordinatori e diffuso tramite i canali di comunicazione diocesani.

Lo scorso 9 febbraio il pellegrinaggio verso la Cattedrale era stato vissuto dalle parrocchie del I e II Vicariato.

Per rivedere il video della processione e della Celebrazione Eucaristica del 10 aprile: https://www.youtube.com/watch?v=NYXpHIheZCY&t=5083s

 

Il pellegrinaggio delle parrocchie del V e del VI Vicariato è in programma il 29 maggio 2024.

Il tema del “folle amore” di Dio per gli uomini e, in tal senso, l’esempio ancora attuale offerto da Santa Rosalia, al centro dell’omelia pronunciata dall’Arcivescovo Corrado Lorefice:

“Saluto con grande affetto e con la gioia nel cuore i presbiteri, i diaconi, le aggregazioni laicali, le realtà religiose e tutte le comunità parrocchiali del terzo e del quarto Vicariato della nostra chiesa; la gioia è offerta dalla possibilità di ritrovarci al cospetto del Crocifisso risorto, a testimonianza del nostro essere popolo di Dio. Proprio Santa Rosalia ha impiegato la sua vita a comprendere più profondamente il mistero che Gesù vuole rivelare anche a noi, che Gesù è il figlio di Dio fattosi carne per noi uomini e che da lui siamo amati. Questo è il caro prezzo dell’amore folle di Dio per gli uomini, il caro prezzo è rappresentato dalla vita stessa donata dal figlio di Dio, la dimostrazione che l’amore più grande che esista è quello di dar la vita perché altri abbiano vita. L’amore – ha proseguito l’Arcivescovo – trasfigura mentre la vita senza amore è una vita condannata alla sterilità, al tradimento delle relazioni, che infonde sofferenza e provoca aridità nei cuori. Vogliamo vivere questo anno giubilare guardando a Rosalia: ella, nell’iconografia conosciuta, viene rappresentata in contemplazione, attratta, dal Crocifisso; Papa Francesco afferma che il Crocifisso è la rivelazione dell’amore di Dio (“Dio ci ama, ha tanto amato il mondo da dare il suo figlio unigenito; il Crocifisso è il grande libro dell’amore di Dio”. L’amore di Dio per noi uomini ci aiuta a vivere la grazia di una presenza nel mondo, amando il mondo come lo ama Gesù. Rosalia ci chiede oggi più che mai di avere il coraggio dell’amore folle di Dio mentre una triste e devastante epidemia che respiriamo tutti sta facendo raffreddare, inconsapevolmente, l’amore nei cuori. In definitiva, ogni cristiano non deve essere un po’ folle agli occhi del mondo?”

Un passaggio dell’omelia l’Arcivescovo lo dedica al rapporto con i Santi: “Sono cristiani ordinari, non mettiamoli in una nicchia: a volte siamo affascinati dai miracoli loro attribuiti e li consideriamo lontani, irraggiungibili. Ma i santi sono come tutti noi, battezzati, che hanno fatto sul serio con il Signore, con l’amore folle di Dio. La vita che hanno vissuto non è stata in grado di spegnere l’amore di Dio è questa è una sfida per ciascuno di noi. Rosalia ha rinunciato ad essere ripiegata su se stessa, a vivere senza amore di Dio; Rosalia è stata una contemplativa dell’amore folle di Dio ma è stata – ed è – anche nostra sorella proprio perché compresa dall’amore di Dio-suo-padre e proprio perché non si è chiusa in una sorta di mondo fatato: è rimasta sorella e compagna, anche dopo secoli dalla sua morte, sorella che ci ama dello stesso amore folle di Dio che vive in lei e ci chiede di vivere ricolmi della vita che in abbondanza ci offre suo figlio, liberi da ogni peste di violenza e predominio dell’uomo sull’uomo; ci chiede di guardare sempre all’amore del Crocifisso. La Santuzza chiede oggi ai nostri Vicariati, alle nostre zone pastorali, alle nostre comunità parrocchiali e religiose, di ritornare un po’ di più a e con passione a contemplare l’amore crocifisso, per vivere secondo il comandamento dell’amore, per essere lievito di relazioni umani pacificate e solidificate”.

In allegato: Messaggio Arcivescovo per il IV Centenario del ritrovamento del corpo di Santa Rosalia